Tumore mammario HER2+ e ER+, buoni risultati con trastuzumab, pertuzumab e palbociclib

Il trial NA-PHER2 coordinato da Fondazione Michelangelo ne dimostra l’efficacia in terapia neoadiuvante, con un effetto evidente sul Ki67

L’associazione di trastuzumab, pertuzumab e palbociclib in terapia neoadiuvante garantisce buoni risultati e una riduzione della proliferazione tumorale, verificata attraverso il Ki67, in due coorti di espansione dello studio clinico NA-PHER2, coordinato da Fondazione Michelangelo: in pazienti con tumore alla mammella HER2+ ed ER+ si sono infatti raggiunte percentuali di risposta obiettiva nel 78-88% delle pazienti.

Lo studio NA-PHER2 è un trial clinico di fase II esplorativo e open-label, coordinato da Fondazione Michelangelo e condotto in 7 centri italiani su pazienti con tumore alla mammella HER2+ ed ER+; nella coorte iniziale (coorte A) si sono impiegati trastuzumab, pertuzumab, palbociclib e fulvestrant e i risultati, pubblicati su The Lancet Oncology nel 2018, sono stati molto incoraggianti mostrando una rapida riduzione della proliferazione già a 2 settimane, un tasso di risposta clinica in oltre il 95% delle pazienti a 16 settimane di terapia e una risposta patologica completa del 27% al momento della chirurgia. I nuovi dati, da poco pubblicati su npj Breast Cancer, si riferiscono a due ulteriori coorti di pazienti, la coorte B in cui non è stato impiegato fulvestrant e la coorte C con una bassa espressione di HER2 e un Ki67 superiore al 20%. Nella coorte B il doppio blocco di HER2 con trastuzumab e pertuzumab associato al blocco del checkpoint RB tramite palbociclib ha portato a un calo medio di 25.7 del Ki67 in 2 settimane e di 9.5 dopo 16 settimane, al momento della chirurgia; la risposta obiettiva è stata dell’88.5% e la risposta patologica completa del 19.2%. Nella coorte C questa terapia neoadiuvante, con l’aggiunta di fulvestrant, ha portato a un calo evidente del Ki67 a 2 settimane (-29.5) che si è mantenuto al momento della chirurgia a 16 settimane (-19.3), con una risposta obiettiva nel 78.3% dei casi.

Questi buoni risultati si sono associati a una buona tollerabilità e non si sono osservate tossicità gravi o limitanti; il calo di Ki67, considerato un buon marcatore della potenziale sensibilità alla terapia ormonale in carcinomi mammari ER+, è stato accompagnato da un’eccellente risposta clinica e anche patologica. I dati confermano l’ipotesi che possa essere opportuna una terapia neoadiuvante senza chemioterapici in donne con tumore alla mammella iniziale triplo positivo, peranto, si continua a valutare in maggior dettaglio il ruolo e la necessità di un blocco farmacologico del recettore per gli estrogeni, del ciclo cellulare e dei recettori erbB.